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giovedì 12 gennaio 2012

Pezzi di una vita fa


Ho sempre pensato quanto sia bello scrivere. Mettersi lì e riuscire a dire con le parole giuste tutto quello che ci passa per la testa, tutte le sensazioni che si provano, tutte le situazioni che si vivono.
Io non ci sono mai riuscita. Ogni volta che mi sono messa lì, penna alla mano, quaderno nuovo, perfetto per raccogliere racconti, pensieri, idee, percezioni, a mettere giù quello che desideravo esprimere a parole, restavo immancabilmente delusa. Rileggermi era sempre una tortura. Che stile bambinesco. Che modo elementare di esprimersi. Che frasi banali, melense, ripetitive. Che distanza tra quello che volevo dire e quello che ero riuscita a scrivere. E così dopo aver riempito una decina di pagine del mio bel quaderno, lo ficcavo in fondo alla cassapanca, nascosto perché nessuno potesse leggere i miei deliri.

Ieri sera stavo riesumando alcuni scatoloni abbandonati in cantina dopo il trasloco nella casa nuova e smistando gli oggetti ammucchiati e impolverati, ho trovato uno dei miei quaderni, uno piccolo, con la copertina di plastica nera e la spirale a lato. Era il quaderno che avevo cominciato a Oxford, seduta a uno dei tavolini dello Starbucks del centro di fronte alla scuola di inglese. È di più di quattro anni fa, di quel periodo in cui la malinconia e la solitudine a volte mi sopraffacevano, sentivo il tempo scorrere senza scopo, avevo bisogno di scrivere quello che facevo e vedevo per fissarlo sulla carta, per renderlo vero, reale, utile.
Era il periodo prima che iniziasse il mio flirt con C. “C. mi scrive messaggi tutti i giorni, mi scrive quello che fa, mi augura il buongiorno e la buonanotte”, ho letto nel quaderno. È un periodo lontanissimo o almeno sembra a me lontanissimo per tutto quello che è successo dopo.

C.... Adesso non ci sentiamo mai, non avrei più il coraggio di scrivergli e penso nemmeno lui. Allora però era così tra di noi, ci scrivevamo messaggi tutti i giorni. Cominciava sempre lui. Non scriveva niente di che, niente romanticherie o frasi da lumacone. Si faceva semplicemente sentire, mi faceva capire che mi pensava, tutti i giorni, in tantissimi momenti del giorno, dal mattino fino a quando andava a dormire.
Eravamo amici da una vita, le chiacchiere con C. erano sempre un piacere, era un amico fidato, cui raccontare dei ragazzi, dell’università, dei progetti. Parlavamo per ore davanti a una cena o a un aperitivo, niente smancerie tra di noi. All’improvviso ha cominciato a scrivermi più spesso, a telefonarmi ogni tanto per sapere come stavo. Ho iniziato ad abituarmi alla sua presenza costante. Se avesse smesso di scrivermi avrei avvertito un vuoto nella mia esistenza. Ma lui non smetteva mai, aveva tutti i giorni qualcosa da dirmi, da chiedermi.
Rileggere quelle righe di un periodo così lontano nel tempo mi ha fatto effetto. Ricordo di averle rilette una volta scritte e di avere pensato come al solito che non mi piacevano, che non corrispondevano affatto a quello che avevo nella testa e nel cuore.

Rileggendole oggi invece sono riuscita a tornare con le mente a quel tavolino dello Starbucks sul quale scrivevo e a ricostruire la sensazione di isolamento assoluto e di costante inquietudine nella quale ero immersa ogni giorno. Rivedo la luce del sole che illumina il tavolino rotondo di legno e la finestra ampia che dà sul corso principale di Oxford, i ragazzi seduti sui divani comodi, morbidi, che bevono da tazze formato extralarge. Io seduta accanto alla parete scrivo concentrata, i libri di inglese appoggiati accanto al quaderno e un bicchierone di caffè bollente, come nei telefilm americani.

Ho rivissuto il brivido provocato dalla situazione con C., la leggerezza con cui accoglievo la sua assiduità e il piacere di sentirmi al centro della sua attenzione. L’idea di C. mi dava sollievo, mi faceva compagnia, scacciava per un attimo i pensieri tristi e le angosce che mi seguivano ovunque come ombre. Lo ricordo adesso come se fosse ieri. Per tanto tempo non ci avevo più pensato, avevo quasi dimenticato quei giorni a Oxford e quella tristezza. Mi ero scordata di quella specie di esaltazione con la quale accoglievo i messaggi di C. e che rompeva la monotonia delle mie giornate. Iniziavo a concepire la possibilità che la nostra amicizia si stesse trasformando in qualcos’altro, un’idea proibita ed emozionante. C. pensava a me, tutti i giorni. C. aveva voglia di vedermi. Ci saremmo rivisti presto, era quasi settembre e io sarei tornata a casa. Mi avrebbe certamente chiesto di uscire con lui per una pizza o un bicchiere di vino.

Leggere quel quaderno mi ha fatto ritornare indietro nel tempo a quel momento in cui tutto era immobile e una cosa piccola come quella con C. mi distraeva dalla mia tristezza. Leggendo riuscivo perfettamente a immedesimarmi nella vecchia me e a rievocare le sensazioni dimenticate. L’ho letto avidamente, con curiosità, come se si trattasse di un racconto appassionante. A un certo punto però la scrittura si interrompe, il quaderno si fa bianco. L’ho abbandonato dopo solo nove pagine. Nove pagine fitte fitte di parole e poi più niente. Sono rimasta lì come una scema a fissare il vuoto. Mi sentivo come alla fine di un libro seriale, che si interrompe sul più bello e che ti lascia lì a desiderare che esca al più presto il seguito. Sono rimasta a pensare a che cosa è accaduto dopo. Il ricordo è diventato di colpo molto più sbiadito. Non mi viene in mente esattamente che cosa è successo la prima volta che ci siamo visti dopo Oxford. Non mi ricordo come ci siamo guardati, come ci siamo parlati dopo quell’estate dai dieci messaggi al giorno. Ricordo solo che C. è servito da psicofarmaco in un momento di fragilità, ha tamponato per un breve periodo una ferita che non è comunque riuscito a rimarginare. Non ricordo nessun dettaglio, solo che dopo esserci brevemente sfiorati, ci siamo lasciati senza più ritrovarci, nè rimpiangerci. Chiudendo il quaderno ho provato un senso di leggera frustrazione. Ho desiderato intensamente di non aver smesso di scrivere.

14 commenti:

  1. BELLO IL TUO BLOG ,PASSA DA ME :*


    www.psicologicamenteinrete.blogspot.com

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  2. E' esattamente così: il potere della scrittura (se fatta da noi per noi) è fortissimo anche se non siamo riusciti a descrivere esattamente quello che volevamo: tempo di finire di leggere una frase e partiamo per un viaggio nel tempo, risentiamo gli stessi odori, sapori e sensazioni di una volta. E' per questo che amo scrivere - soprattutto per me stessa.
    Secondo me non dovresti smettere di scrivere solo perchè non sei soddisfatta del risultato "stilistico". Lo stile si affina col tempo: se non fai pratica non migliorerai mai. E comunque, anche se fosse, avresti tanti bei quaderni che magari a un lettore non direbbero nulla ma per te sarebbero un tesoro :) Per me è proprio così con le storie che scrivo per me, solo per me <3

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  3. La penso come te e Robin: la scrittura ci permette di "catturare" su carta pezzi di noi, che restano custoditi sulle pagine e sono pronti a rivivere quando andiamo a rileggere i nostri pensieri... penso che questa cosa sia comprensibile solo per chi ama scrivere, però. Non tutti riescono a usare la scrittura come "canale" di sfogo, di riflessione, di approfondimento di sè e dei propri sentimenti.
    Papermoon volevo ringraziarti di cuore non solo per esserti unita ai miei lettori, ma soprattutto per il tuo bellissimo commento sul post di Oscar, la tua testimonianza è davvero straordinaria!!
    Ne approfitto per augurarti buon weekend!!

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  4. @celyne glam grazie passerò!

    @robin hai perfettaemente ragione, devo fare pratica, anche per questo ho deciso di iniziare questo blog, ma vorrei anche riuscire a fare quello che fai tu, cioè scrivere per me stessa, solo per me. io ci provo per periodi e poi smetto. questa volta però, a differenza di quanto avveniva in passato, ho proprio l'esigenza di scrivere, il desiderio di mettermi lì e buttare giù i pensieri così come vengono. vediamo se ci riesco questa volta :) grazie per il bel commento

    @silvia è incredibile quanto il tuo post mi abbia fatto tornare in mente questa cosa a cui non pensavo da tempo. quel gatto è davvero rimasto con la mia nonna quegli ultimi giorni e poi è sparito, ci siamo sempre chieste da dove venisse. sulla scrittura: nei periodi no l'ho usata anche come valvola di sfogo e di riflessione, ma quasi mi spaventavo da quanto riuscivo ad andare in profondità, soprattutto se ero triste e anche in quel caso facevo fatica a rileggermi.

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  5. I pensieri volano come le nuvole e poi si dissolvono solo lo scritto li rende eterni.
    Felice fine settimana,fulvio

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  6. La scrittura ci consente di ridimensionare, di riflettere e di scoprire pensieri che neanche pensavamo di avere; non perdiamo mai l'abitudine di scrivere, non per gli altri, ma per noi stessi. Potremmo riscoprire, in futuro, quel siamo stati.

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  7. Che bello avere quei diari che ci riportano alla mente momenti speciali!

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  8. che bello però trovare un quaderno nel quale si siano fissati dei momenti della vita. credo che sia un vero tuffo all'indietro, nella nostra vita, custodiscili, non lasciarli negli scatoloni.
    hai fissato un'emozione di un periodo e questa è uscita fuori!

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  9. @ Fulvio, felice settimana :)

    @Linda, proprio così, scopriamo pensieri che nemmeno pensavamo di avere e riscopriamo quello che eravamo e che avevamo dimenticato

    @Alice, ne ho collezionati ormai tanti, vorrei solo averli riempiti un po' di più

    @Trilly, sì è stato un po' come incontrare la mia me di qualche anno fa, l'avevo accantonata, ma ora scopro che non mi dispiaceva poi così tanto

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  10. La scrittura arriva quando è il momento giusto... come un ponte levatoio che si abbassa per far transitare le nostre emozioni. Un saluto.

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  11. ...ma con il blog hai ripreso, no? ricambio la visita. e anche i complimenti!!!

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  12. @Primo Ultimo, forse questo è il momento giusto per me, chi lo sa.. per il momento vado avanti a scrivere, anche se il tempo è poco. un saluto a te!

    @economistapercaso, grazie della visita e dei complimenti! con il blog ho ripreso, in un modo diverso, ma ho ripreso. mi piace molto e rileggermi non è così terribile. e poi ho scoperto che mi serve molto essere letta e mi piace lo scambio nella blogosfera!

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  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  14. La definizione di primo ultimo sulla scrittura è davvero ottima!

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