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venerdì 2 dicembre 2011

Felicità imperfetta

7.15. prima sveglia (sua)
7.30. seconda sveglia (sempre sua)
7.35 terza sveglia (mia)
A questo punto dobbiamo alzarci, è il momento più difficile della giornata, poi tutto il resto in confronto è una passeggiata.
Mi lavo, rifaccio il letto e mentre finisco di rincalzare il piumone sento: “pronto!”. È pronto il caffè. Facciamo colazione in silenzio, la regola della mattina è: non fare (assolutamente) conversazione. Finiamo quasi contemporaneamente, siamo una macchina ormai collaudata, P. lava le tazze e io chiudo i pacchi di biscotti e il barattolo del caffè.
Trucco, parrucco, vestiti, “io vado!”, “bacino, buona giornata!” “a stasera” “non vedo l’ora”, cappotto, sciarpa, guanti, paraorecchie e via, fuori nel freddo”. Inforco la bici e regolarmente mi dico “con calma, non è il tour-de-france, non vale la pena rischiare la pelle per guadagnare 5 minuti”. Ma come ogni mattina mi riprende la frenesia, al semaforo mi supera il solito ciclista che poi va a 2 all’ora e che non riesci a superare. “calma, che ti frega, fra un po’ gira…”. Ma no niente, mi parte l’embolo, lo supero rischiando la vita e mentalmente lo insulto. E dire che tutti mi trovano una persona tanto dolce. Forse non mi hanno mai vista di prima mattina in biciletta.
20 minuti di spinning e arrivo al lavoro tutta sudata. “Ma possibile, pure con 5 gradi devo arrivare in questo stato…”. Entro nel giardino e mi calmo. Il fatto di lavorare in un posto con un giardino è un gran vantaggio. La nebbia mattutina che in questi giorni ha invaso la città nel giardino scompare. Saranno gli alberi, i mucchi di foglie secche, gli uccellini che cantano, l’odore della terra un po’ umida, ma questo giardino ha un potere calmante su di me, quasi magico, che mi rilassa.
Il lavoro è ogni giorno diverso, è nuovo per me, adoro lavorare in un ufficio, avere una scrivania che non sia quella di casa e avere degli orari da rispettare. Ho dei colleghi! La cosa mi manda in deliquio. Per anni ho vissuto nel magma di un “lavoro” quasi completamente autogestito direttamente da camera mia. Non ha proprio funzionato.

Se va bene alle 6 sono di nuovo sulla mia bici, questa volta più tranquilla (ma non troppo, la sfida al ritorno è superare l’autobus che va più lento di una lumaca e si ferma ogni 10 metri) alla volta di casa. Casa-palestra(se è lunedì o mercoledì)-di nuovo casa. Arriva P., prepariamo la cena. I primi giorni insieme la pasta alle zucchine era il piatto forte, con le varianti zucchine-peperoni, zucchine-melanzane, zucchine-peperoni-melanzane. Adesso ci siamo leggermente evoluti, abbiamo anche un libro di ricette (sì lo ammetto ho comprato cotto e mangiato) e ora a cena dai noi compaiono pietanze nuove e anche verdure diverse dalle zucchine & co.

Dopo cena, quando siamo a casa, è tutto un programma, chi stira, chi si guarda un telefilm americano della peggior specie (ho finito tutte le puntate in streaming ENG SUB ITA di gossip girl e pretty little liars, e adesso cosa guardo?), chi si sorbisce tutta la puntata di ballarò, chi dovrebbe scegliere le foto da mettere nell’album di nozze (“ma come non le hai ancora scelte? È dicembre ormai!!!”) e invece guarda i video di misstrawberryfields su youtube, chi legge i quotidiani di oggi (“e anche quello di ieri, che ieri non ho avuto tempo”), chi si mette lo smalto, chi suona la chitarra, chi mangia la frutta, chi - preda di un raptus improvviso - sprimaccia i cuscini del divano, fa sparire i giardinetti di roba ammucchiata sul tavolo in sala, spolvera il pianoforte con lo swiffer e protesta perché la casa è in un disordine totale[1].

Dopo aver cincischiato e rimandato il più possibile il momento di andare a letto (domani quando suonerà la sveglia rimpiangerò amaramente questo errore, ma ogni sera me ne dimentico), ci infiliamo sotto il piumone, due coccole al calduccio e poi: “buonanotte amore” “buonanotte P.”. Tempo un minuto e P. è già nel mondo nei sogni. Io afferro il mio libro e leggo un po’. È uno dei miei momenti preferiti e cerco di farlo durare il più a lungo possibile. Ma la lotta contro il sonno, ora che lavoro, è impari. Spengo la luce e scivolo sotto le coltri. Allungo una mano e tocco un attimo P. dormiente sulla spalla, giusto per assicurarmi che sia sempre lì.
È questo il momento in cui penso che forse questa giornata non è stata niente di speciale e che oggi mi sono lamentata più volte per molte cose diverse. Però, mentre cedo dolcemente al sonno, mi pervade una vaga sensazione di gratitudine e penso che una volta me la sarei sognata una giornata così.



[1] Tutte le attività socialmente inutili sono le mie, compreso lo swiffer.

4 commenti:

  1. Anche io da 2 settimane vado al lavoro in bici e ti assomiglio un po' quando sono in sella: l'apparenza dolce lascia il posto alla frenesia della pedalata più veloce del west. In genere io lotto con il tram: mi supera, poi si ferma per scaricare i passeggeri e lo sorpasso io, poi parte e di nuovo mi supera, così via fino all'ufficio.
    Anche il rientro assomiglia al vostro. Non solo per le onnipresenti zucchine, ma soprattutto per la voglia di sfruttare al massimo il tempo libero, combattendo il sonno, senza pensare che al mattino pagherai doppio ogni minuto in più che hai trascorso alzato. Ma va bene anche così :)

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  2. sì anche io lotto strenuamente con l'autobus e con una serie di automobilisti assassini che si posteggiano sui pochi metri di pista ciclabile che ci sono facendo rischiare la pelle a noi poveri ciclisti!
    sulla vita piena di chi lavora e concentra nel tempo libero tutte le attività, non riuscendo mai a fare tutto: è stressante, ma è vero, va bene anche così. la mia vita "di prima" era tutto il contrario e mi rendeva molto infelice e forse ancora più stressata. ieri sera ho fatto pacchetti di Natale fino a tardissimo :)!

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  3. Mi auguro arrivi presto anche per me una siffatta Felicità imperfetta ;)

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  4. eheh lo spero anche io tanto per te :)

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